
Calo dell’Udito durante la Pandemia
Calo dell’udito durante la pandemia, è una priorità da curare?
Certamente il virus ha impattato in modo gravissimo su tutti i settori dell’economia e della vita sociale, compresa la fruizione dei servizi sanitari inerenti la salute.
Molti trattamenti essenziali del SSN sono stati rimandati, perché l’accesso alle cure per molti è divenuto più difficile. Nella prima fase del lockdown, anche agli audioprotesisti le istituzioni hanno chiesto di procedere con i casi indifferibili (che non può essere differito, rimandato nel tempo), ma noi sappiamo bene che per i portatori di apparecchi acustici l’efficienza dei dispositivi non è un lusso, bensì una necessità e quindi tutti i casi per noi sono indifferibili.
Diversamente, il protrarsi dello stato emergenziale ha paralizzato le attività ambulatoriali e determinato la chiusura di molti uffici ASST, che hanno moltiplicato i tempi di attesa delle autorizzazioni delle pratiche di rinnovi, delle forniture di nuovi apparecchi e delle riparazioni, proprio nel momento più delicato in cui le persone anziane, specie quelle sorde, vivono isolate in casa.
Gli audioprotesisti sono abituati da sempre a mettere in atto misure di igiene, sanificazione e controlli che consentano di eseguire le procedure in modo sicuro e in un ambiente sterile. L’apparecchio acustico è un dispositivo medico con classe di rischio 2 A, che entra nell’orifizio dell’orecchio, quindi è stato necessario rafforzare ulteriormente le pratiche di igiene, ma gli Audioprotesisti non hanno mai fatto venir meno la propria assistenza sanitaria, ove necessaria, anche a domicilio e nelle RSA, in assoluta sicurezza per sé, per i propri pazienti e per i rispettivi familiari. Così è stata garantita la continuità delle prestazioni sanitarie e dell’assistenza tecnica appropriata ad ogni singola persona e/o circostanza. Quando si parla di lockdown abbiamo imparato che è impossibile non menzionare la tecnologia digitale che ha aiutato, e tuttora aiuta, tante persone costrette in casa a rimanere “connesse”.
L’apparecchio acustico è risultato uno dei bisogni di prima fascia contro l’isolamento. Detto da chi porta gli apparecchi, anche l’uso della mascherina, che continuerà oltre la fine così attesa della pandemia, ha convinto tante persone scettiche a rivalutare la propria posizione verso gli apparecchi acustici, con risultati assolutamente positivi misurati dalla Silver Economy*.
Quindi se bisogna dare una risposta alla domanda: “la perdita dell’udito, è una priorità da curare in piena pandemia?” “SÌ”.
L’udito è Vita
Il lockdown ha imposto la distanza di sicurezza tra le persone, ha reso le comunicazioni più difficili, a causa delle mascherine, aggravando la sensazione di isolamento e frustrazione di chi ha problemi di udito e dimostrando ancora una volta che sentire bene è fondamentale per mantenere attive le nostre abilità relazionali, lavorative e affettive. L’udito dunque si sta prendendo una specie di rivincita. Se ne stanno accorgendo i ragazzi, impegnati con le lezioni a distanza; gli adulti da mesi ormai in smart working e gli anziani, in difficoltà con l’autonomia domestica e affettiva. Ci stiamo accorgendo di quanta vita scorre attraverso le nostre orecchie. Tanto che parlare di udito diventa riduttivo, perché da esso dipende la qualità della vita, il livello di istruzione, l’efficienza lavorativa, una serena vita familiare
*-La Silver economy registra le conseguenze del progressivo invecchiamento della popolazione in ottica sociale , economica, e di sostenibilità, cioè distribuzione e consumo di beni e servizi volto a sfruttare il potenziale di acquisto delle persone anziane e a soddisfare le loro esigenze di consumo, di vita, e salute).-
Fonte: Rivista tecnico-scientifica dell’udito | L’audioprotesista