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Suoni fastidiosi: quali sono e perché non li tolleriamo

Suoni fastidiosi: così detti perché percepiti dai nostri circuiti nervosi come emozioni negative. 

Suoni fastidiosi: sono percepiti dai circuiti neuronali che connettono la corteccia uditiva all’amigdala. 

L’amigdala ha diverse funzioni:

  • gioca un ruolo chiave nella formazione e nella memorizzazione di ricordi associati a eventi emotivi;
  • è responsabile del cosiddetto condizionamento della paura, ossia il processo di apprendimento che permette all’essere umano, in seguito a ripetute esperienze, di imparare a temere qualcosa;
  • partecipa all’elaborazione di emozioni, come la rabbia, il piacere, la tristezza, la paura, l’aggressività, il senso d’ansia…

Quindi una volta che lo stimolo sonoro è stato percepito dal cervello, spetta all’amigdala il compito di suscitare le reazioni comportamentali. Reazioni che risultano quasi sempre negative in risposta a rumori con frequenze comprese fra i 2000 e 5000 Hertz -Hz (rumore fastidioso). Si è analizzato che in presenza di rumori considerati sgradevoli (cioè quelli con punteggio più negativo e compresi tra 2000 e 5000 Hz) l’attività dell’amigdala sia molto pronunciata.

Quali sono i suoni che il nostro cervello non riesce a tollerare?

Sicuramente tutti i suoni a bassa frequenza, come il gorgogliare d’acqua, il rombo del tuono o uno scroscio di applausi, sono molto più tollerati dal nostro cervello, rispetto a suoni acuti e stridenti. É stata stilata una classifica dei suoni più fastidiosi per l’essere umano e sono i seguenti:

  1. coltello su una bottiglia
  2. forchetta su vetro
  3. gesso sulla lavagna
  4. righello su una bottiglia
  5. unghie sulla lavagna
  6. urlo di una donna
  7. una smerigliatrice angolare
  8. freni stridenti di una moto
  9. il pianto di un bambino
  10. un trapano elettrico

Studiare la reazione dell’amigdala a questi rumori fastidiosi, può essere d’aiuto nella diagnosi di patologie come l’autismo, l’iperacusia e la misofonia, per valutare poi le possibili terapie da adottare. 

Misofonia: quali sono i sintomi?

Chi è affetto da misofonia, in presenza di suoni “grilletto” – trigger – sviluppa le seguenti reazioni:

  • Rabbia, nervosismo, aggressività
  • Irrequietezza o disgusto
  • Ansia e talvolta panico
  • Fuga ed evitamento dei suoni trigger

Sicuramente come abbiamo già detto, per capire se il paziente soffre effettivamente di misofonia, un esame utile è quello della risonanza magnetica, per capire quanto si attiva l’amigdala quando è esposta a un suono trigger, attivando ciò che è definita una “risposta attacco-fuga”.  Il corpo rilascia adrenalina e cortisolo  (ormoni che aumentano la frequenza cardiaca e i livelli di vigilanza) e tutto l’organismo si prepara per reagire a una minaccia percepita. Il problema per chiunque sia affetto da misofonia è che in realtà non esiste alcuna minaccia o pericolo. Non c’è nulla di intrinsecamente pericoloso in qualcuno che mangia una zuppa rumorosamente, o mastica chewing gum.

Un altro campanello d’allarme è dato dall’eccessiva quantità di mielina: un gruppo di ricercatori, utilizzando la risonanza magnetica, ha notato la presenza di una maggiore quantità di mielina nei soggetti misofonici, rispetto al gruppo di controllo (soggetti non affetti da misofonia).

La mielina è la sostanza che costituisce la guaina che ricopre le nostre fibre nervose e svolge una funzione, oltre che protettiva, anche isolante nei riguardi della conduzione dello stimolo nervoso. 

Ad oggi non c’è una cura per questa patologia, ma si può imparare a gestire la rabbia provocata da determinati suoni. É molto utile “distrarre la mente” con altri suoni E anche se può sembrare strano, ma rilassare il corpo con il giusto sonno e la giusta attività fisica può essere d’aiuto nel controllare le emozioni.