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Test per l’autismo e ipoacusia sono collegati?

Test per l’autismo è fondamentale per valutare alcuni comportamenti ufficialmente riconosciuti come sintomi dell’autismo. Ad esempio, incapacità di interazione sociale, difficoltà nella comunicazione e ricerca di schemi comportamentali ripetitivi.

Test sull’autismo

L’autismo è un disturbo classificato tra le disabilità intellettive, in cui rientrano diverse condizioni legate a disfunzioni nel processo di maturazione del sistema nervoso.

I bambini con autismo manifestano i primi sintomi quando le occasioni di socialità iniziano a richiedere abilità sempre più evolute, mostrando difficoltà nell’interazione con il mondo che li circonda.

I test per autismo cominciano con un primo colloquio con i genitori del bimbo.

Si passa poi ad un’attenta osservazione del bambino da parte di un team multidisciplinare, grazie ad una serie di test specifici per diagnosticare l’autismo. I più comuni sono: l’ADOS (Autism Diagnostic Observation Schedule) e il BSBS (Communication and Symbolic Behavior Scale).

Il DSM descrive con precisione le definizioni dei disturbi mentali e le indicazioni da seguire per formulare una diagnosi corretta. Il DSM è un vero e proprio manuale redatto da una commissione di esperti in psichiatria e disturbi mentali.

Al suo interno sono riportate tutte le informazioni approvate dalla comunità scientifica internazionale, dopo accurati studi e lunghi dibattiti. Il testo più aggiornato è il DSM 5, ufficialmente riconosciuto in sostituzione del precedente DSM IV.

Ipoacusia infantile e autismo

Le alterazioni della comunicazione sono tra i sintomi clinici più rilevanti e precoci nella manifestazione dell’autismo primario come pure nelle sindromi da alterazioni globali dello sviluppo psicologico. In tutti questi casi si impone quindi una diagnosi differenziale innanzi tutto con la sordità, come già suggerito nel DSM III-R dall’American Psychiatric Association nel 1987.

Infatti, anche in casi di sindrome autistica con manifestazioni cliniche più evidenti sul versante relazionale dobbiamo sempre sospettare la presenza di una perdita uditiva data l’assenza di reazioni al suono e l’impossibilità di eseguire test psicoacustici affidabili.

I disturbi di tipo relazionale vengono spesso confusi con un deficit uditivo ed è quindi evidente la necessità di poter disporre di un inquadramento audiologico del bambino anche in presenza di una espressione linguistica. Tenendo conto che nella quasi totalità dei casi i pazienti affetti da autismo non sono collaboranti, la valutazione obiettiva di soglia attraverso metodiche di tipo elettrofisiologico rappresenta il cardine della diagnosi di ipoacusia.

L’esame di prima scelta è la registrazione dei potenziali evocati uditivi del tronco che, associato ai dati dell’impedenzometria e alla registrazione delle otoemissioni acustiche, consente nella maggior parte dei casi di individuare la presenza e il tipo di ipoacusia e di quantificarne l’entità. Inoltre, la registrazione dell’elettrococleografia mostra un aumento significativo di ampiezza della risposta neurale e delle componenti recettoriali rispetto alla popolazione normale. Tale dato è stato interpretato come evidenza dell’alterazione dei meccanismi di controllo esercitati dalla corteccia cerebrale sul sistema efferente.

Diagnosi autismo test audiologico

Per valutare la capacità uditiva dei neonati si ricorre all’esame dei potenziali evocati uditivi (Auditory Brainstem Response, ABR) che consiste nel registrare l’attività del nervo uditivo in risposta ai suoni trasmessi attraverso elettrodi posizionati sulla testa. È un esame che non richiede la partecipazione attiva dell’esaminato ed è quindi ideale nei bambini piccoli e nei neonati in particolar modo. Ebbene, nella valutazione audiologica dei bambini che avevano ricevuto una diagnosi di autismo si osservava un difetto ricorrente: una risposta più lenta agli stimoli sonori soprattutto nell’orecchio destro. 

Non a caso l’autismo è caratterizzato proprio da difficoltà di comunicazione e talvolta di comprensione del linguaggio.

Attualmente la diagnosi di malattia non può essere fatta prima dei 4 anni. Ma questa scoperta apre alla possibilità di sviluppare un test semplice, economico, utilizzabile anche su bimbi piccoli. Un test dell’udito che vada a caccia proprio di un eventuale deficit uditivo tipici dei bimbi autistici, in grado di individuare un rischio di malattia prima ancora che questa faccia il suo esordio.

«L’importanza di diagnosticare l’autismo precocemente durante lo sviluppo del neonato e del bambino, quando gli interventi possono avere il maggiore impatto, è assodata. Qualsiasi strumento aggiuntivo in grado di fornire indizi diagnostici sarebbe inestimabile», ha dichiarato Oren Miron.

Fonte: centromedicoriabilitativo.it – research.unipd ​

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