
Un aiuto concreto per chi soffre di acufene
I meccanismi degli acufeni
Secondo gli studi di Tyler e Babin (1986) gli acufeni, similmente all’ipoacusia, possono essere classificati nelle seguenti tipologie:
• Acufeni dell’orecchio medio
• Acufeni neurosensoriali
• Acufeni centrali
Da molto tempo, è opinione comune che, indipendentemente dalla sua regione di origine, l’acufene debba essere percepito dalla corteccia uditiva.
Misurare l’acufene
È importante effettuare una netta distinzione tra l’acufene vero e proprio e le reazioni scatenate. In molti casi non siamo in grado di cambiare la percezione acufenica, ma quasi sempre possiamo aiutare i pazienti a modificare le loro reazioni nei confronti del problema. Nel caso in cui si cerchi di ridurre il tinnito con l’ausilio dei farmaci, ad esempio, è di cruciale importanza misurare per prima cosa l’entità del fenomeno. Se si decide di aiutare il paziente a modificare le proprie reazioni tramite il counseling è bene poterle misurare con esattezza, in modo da stabilire dei riferimenti chiari.
Le reazione all’acufene
Alcuni gruppi di ricerca hanno documentato l’ampia varietà di reazioni innescate nei pazienti dal proprio problema acufenico (Erlandsson, 2000; Andersson & Kaldo, 2006;
Henry & Wilson, 2001; McKenna, 2000). Dauman e Tyler (1992) hanno proposto un modello secondo cui i disturbi provocati dall’acufene sono influenzati dall’entità e dalla qualità del problema e possono essere modificati dall’assetto psicologico del paziente. “I pazienti con forme di acufene lievi soffrono apparentemente meno di stress, rispetto a coloro che dichiarano di avere un acufene molto forte”, sostengono infatti Stouffer e Tyler (1990).
Queste reazioni possono essere definite influenti, andando ad alterare:
• Pensieri ed emozioni;
• Udito;
• Sonno;
• Concentrazione
Piano terapeutico per il trattamento dell’acufene
Il primo passo consiste nell’accertarsi che il paziente capisca realmente cosa sia il fenomeno acufenico, quali sono le cause e le diverse possibilità di trattamento. L’approccio mentale del paziente nei confronti dell’acufene esercita un impatto notevole sul suo modo di reagire al problema. Al paziente va detto chiaramente che non è possibile modificare il tinnito, ma che si può agire con successo, invece, sulla propria capacità di gestire le reazioni. In questo senso si sono rivelati molto utili alcuni aspetti della terapia cognitivo-comportamentale (Henry & Wilson, 2001). È diretta responsabilità dell’audioprotesista aiutare i pazienti a modificare le loro reazioni nei confronti dell’acufene.
Udito
L’acufene può interferire anche con l’udito. Molte strategie di riabilitazione uditiva utilizzate per i pazienti ipoacusici si rivelano utili anche per chi soffre di acufene. Ecco alcune di quelle più proficue:
• Fare sapere agli altri che si ha un problema di udito e chiedere loro di parlare in maniera chiara.
• Guardare la bocca di chi parla; leggere il labiale è difficile, ma è grande aiuto.
• In caso si abbia difficoltà di comprensione chiedere a chi parla di essere più chiaro e specifico (per es. “Ho capito solo che hai detto… “sono andato al negozio”… e poi?).
• Avvicinarsi alla persona che parla per vedere il suo volto.
• Eliminare o spegnere le fonti di rumore o, in caso non sia possibile, allontanarsi.
Sonno
I disturbi del sonno sono tra i più diffusi. Ecco alcune delle strategie mirate ad agevolare il riposo notturno:
- Evitare l’assunzione di caffeina e tabacco.
- Non fare pasti opulenti prima di mettersi a letto.
- Creare una stanza da letto che favorisca il riposo notturno, eliminando tutte le possibili fonti di distrazione.
- Dormire e svegliarsi con regolarità, allo stesso orario.
- Adottare delle strategie per favorire il relax, come la visualizzazione guidata ed il rilassamento muscolare progressivo. Metterle in pratica prima di andare a dormire e, nel caso emergano problemi di insonnia, anche durante la notte.
- Ascoltare musica a basso volume o altri suoni ambientali in modo da agevolare il riposo ed il sonno.
Apparecchi acustici
Molti medici ed operatori clinici hanno riscontrato l’utilità degli apparecchi acustici nel contrastare l’acufene (Vernon & Schleuning, 1978; Bentler & Tyler, 1987; Melin, Scott, Lindberg & Lyttkens, 1987; Kochkin, Tyler & Born, 2011). Folmer et al. (2006) e Searchfield (2008) hanno fornito strategie molto dettagliate circa il fitting degli apparecchi acustici nel caso di pazienti acufenici.
Ecco alcuni consigli:
- Prima di ricorrere al mascheratore, è preferibile provare gli apparecchi acustici, dal momento che sono doppiamente utili, sia per contrastare l’acufene che per migliorare l’udito.
- Usare una chiocciola di tipo aperto per permettere ai suoni naturali presenti nell’ambiente di mascherare, almeno in parte, l’acufene.
- Applicare maggior guadagno ai suoni bassi in ingresso, rispetto agli alti, in modo da rafforzare ulteriormente l’efficacia del loro effetto di mascheramento parziale dell’acufene.
- Nei casi di iperacusia diminuire, inizialmente, il livello massimo in uscita.
Fonte: Starkey.it